sabato 8 novembre 2014

I PRIMI 70 ANNI DI GIGI RIVA "ROMBO DI TUONO" ....


 Mai immagine può essere più esplicativa per illustrare la figura di Luigi Riva da Leggiuno Varese, ma sardo fino alle ossa,campione del Cagliari e della Nazionale uno dei più grandi attaccanti italiani di tutti i tempi .
 Dal 1990 al 2013 team manager della Nazionale italiana. «Oggi il mestiere dell’attaccante è molto più facile. Vietato fermare gli attaccanti per la maglia. Proibito il fallo dell’ultimo uomo. Rigori facili» .Ama dire con forza .Ha rifiutato Inter,Milan, Juventus con grandi lusinghe per rimanere in Sardegna sua terra di adozione e di vita .
 Con il Cagliari (nel quale giocò per tutta la carriera dopo esser stato lanciato in C dal Legnano) vinse nel 1970 uno storico scudetto e fu tre volte capocannoniere in serie A (1967, 1969, 1970). Con la Nazionale vinse l’Europeo del 1968 (in gol nella finale bis di Roma contro la Jugoslavia) e fu nel 1970 vicecampione del mondo (a segno nello storico 4 a 3 nella semifinale dell’Azteca contro la Germania Ovest), in tutto 42 presenze e 35 gol (record tuttora imbattuto). Secondo, dietro Gianni Rivera, nella classifica del Pallone d’oro 1969, terzo dietro Gerd Müller e Bobby Moore nel 1970, sesto nel 1968 ..
 Ugo Riva, il padre, era tornato dalla prima guerra mondiale con una medaglia di bronzo al valore. Aveva fatto il sarto, il barbiere, poi era entrato in fonderia. Una scheggia di ferro schizzata via dalla pressa lo passa da parte a parte, come fosse in guerra. Muore il 10 febbraio del 1953. Edis, la madre, lavora in filanda e arrotonda facendo pulizie nelle case dei meno poveri. Gigi è mandato in collegio dai preti: a Viggiù, a Varese, perfino a Milano. Scappa un sacco di volte, e ogni volta lo riportano indietro. Se avrà incubi, da adulto, riguarderanno i giorni in collegio e più tardi quelli in divisa militare, sempre obbligato a obbedire. E il peso, l’umiliazione di essere poveri, le camerate fredde, il mangiare da schifo, il cantare ai funerali anche tre volte al giorno, il dover dire sempre grazie signora grazie signore a chi portava il pane, i vestiti usati, e pregare per i benefattori, e dover stare sempre zitti, obbedienti, ordinati, come dei bambini vecchi•Non toccava palla da latino, non aveva neppure il destro come dovrebbe un giocatore della sua fama, e però la sua classe aveva pochi, pochissimi eguali al mondo. Il suo scatto così imperioso da riuscire travolgente. Il suo dribbling di solo sinistro era tuttavia irresistibile quando veniva portato in corsa, al di sopra del ritmo normale. Il suo tiro era fortissimo, sia da fermo sia in corsa, sia a volo. I suoi stacchi erano violenti e insieme coordinati, così da consentirgli incornate straordinariamente efficaci. Riva era intelligente e tuttavia coraggioso fino alla temerarietà..
 Lo chiamavano Rombo di Tuono. Era stato Gianni Brera a soprannominarlo così commentando la partita Inter-Cagliari del 25 ottobre 1970. Sei giorni dopo, a Vienna, veniva falciato dal difensore austriaco Hof. Seconda gamba fratturata, stavolta la destra, stavolta in modo ancor più serio rispetto al crac al perone sinistro del 27 marzo 1967, Italia-Portogallo. Ha dato due gambe alla Nazionale. Fumatore accanito: ai tempi dello scudetto ne fumava «soltanto» dieci-quindici al giorno... Ha lasciato l’incarico di team manager azzurro perché non riusciva più a guardare le partite: «Era diventato molto stressante per me: durante i match dovevo prendere il Lexotan per calmarmi». Non va più nemmeno allo stadio:Ora ascolta il risultato finale e il giorno dopo si guarda la partita. Cena tutte le sere da Giacomo, che ha un ristorante di pesce, ma a lui prepara il minestrone di verdure. Mangia da solo o, se capita, in compagnia ovviamente nella sua eterna Cagliari .