venerdì 4 settembre 2015

LA STORIA SIAMO NOI ….


Ognuno nel normale canonico percorso di vita scrive , giorno dopo giorno ,la sua personale pagina di cronaca che si va ad allegare al libro che inevitabilmente diventa storia .Cosa è infatti la storia se non la cronaca ,più o meno documentata,di fatti ,avvenimenti, personaggi della vita di tutti i giorni .Importante però è che le pagine vengano scritte non da una mano sola o sempre dalla stessa come spesso è accaduto .La vicenda terrena di Vincenzo Paladino inizia il 23 luglio 1895 quando venne alla luce nel rione “Castello” a Lungro in Calabria ,da Francesco Saverio Paladino ,impiegato nella locale Salina ,ed Elisabetta Conte casalinga .Era quello di fine secolo un periodo storico particolarmente complesso dove alla rigida amministrazione dei governi “Umbertini “ cominciavano a delinearsi i primi movimenti di opposizione e rivendicazioni socialiste che in particolare a Lungro culminarono con il famoso sciopero generale del 1903 .Il governo Giolitti pur liberale non tollerava ancora “movimenti di massa” e il polso del governo sia a livello centrale che periferico era particolarmente duro in sostanza all’epoca  “l’Autorità costituita” era presente e come ..Il contesto politico generale era quello nella prima decade del millenovecento e Lungro faceva sentire il suo peso per così dire socio –economico con la presenza della miniera di salgemma  che consentiva il lavoro per 400 persone ,una così importante consistenza di salariati fissi fece raggiungere all’economia locale traguardi impensabili per l’epoca e il contesto locale e territoriale ,in Lungro era viva e presente una notevole attività artigianale .Vincenzo Paladino era sarto,conseguì il diploma presso la Sartotecnica di Milano ,  esercitava il suo mestiere in piazza Casini nel luogo ove oggi sorge il bar Vicchio .Faceva anche il rilegatore di libri.Intanto a livello nazionale i fatti e gli avvenimenti incalzavano ,lo spirito nazionalista sfociava nelle rivendicazioni territoriali per il nord est del’Italia e la corrente di pensiero interventista ebbe il sopravvento ,sostanzialmente entrammo in guerra contro l’Austria .Spesso anzi sempre nella vita fatti più grandi di noi ci coinvolgono e Vincenzo Paladino  il 22 novembre 1915 a venti anni viene chiamato alle Armi .Il 10 dicembre dello stesso anno è in forza al 9° Rg.Fanteria in territorio dichiarato in stato di guerra .Viene spostato più volte e il 5 giugno 1916 è nel 61°Rg:Fant. E il 18 settembre dello stesso anno nel 207°.Il 25 giugno 1917 nel 272°. Il 4 dicembre 1917 viene spostato  dal  territorio dichiarato in stato di guerra perché ricoverato in luogo di cura fuori zona .Il 24 ottobre 1918 nel 234 Rg.Fant.Trattenuto alle Armi il 19 gennaio 1919 per mobilitazione in base all’Art.133 del T.U.della legge sul reclutamento del Regio Regio Esercito .Il 5 marzo 1919 è assegnato all’80° Rg.Fant. Il 3 novembre 1919 viene mandato in congedo illimitato e concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore .
Tornato a Lungro Vincenzo Paladino riprende con maggior lena la sua attività artigianale ,si sposa con la signorina Luisa De Marco  che abitava nel palazzo in piazza Casini proprio di fronte alla sua bottega artigianale ,in effetti fra i due sbocciò l’amore prima a distanza .Dal loro matrimonio nacquero tre figli Elisabetta Serafina  ,Francesco Saverio e Romano .Quest’ultimo ha percorso quasi la stessa “strada “ del papà ,come vedremo appresso, Romano Paladino  ha infatti servito per 35 anni lo Stato nella Squadra Mobile di cui 18 anni come servizio scorta di importanti statisti come Aldo Moro, Amintore Fanfani ed altri .Ha svolto importante servizio investigativo nella Digos .E anche a sua volta il suo figliolo Vincenzo Paladino svolge il suo compito in divisa come Maresciallo capo della Guardia di Finanza .Un percorso di famiglia segnato dal destino .Ma torniamo alla vicenda principale di Vincenzo Paladino classe 1895 egli a Lungro non ha solo esercitato la sua professione di sarto ma è stato anche un fedele coerente a affidabile militante come Squadrista agli ordini del Federale Giovanni Damis verso il quale e della di lui famiglia era legato da sentimenti di profonda reciproca stima come se fosse uno di casa .E’ stato anche Guardia Municipale con il Podestà Vincenzo Laurito .Sempre fedele alle istituzioni ,alla Divisa ,ai suoi Superiori in spirito del senso del dovere .Ma non perdiamo di vista il fatto che Vincenzo Paladino era un soldato un uomo messo a disposizione del Comando Generale del Regio Esercito e come tale richiamato in servizio per mobilitazione ,pensate a 45 anni deve lasciare  moglie e tre figli, e  assegnato alla 562/ma Corte Territoriale mobile terza Centuria con il grado di capo squadra il giorno 8 giugno 1940 e il 12 giugno dello stesso anno assegnato al territorio dichiarato in stato di guerra .Il giorno 27 agosto 1942 viene promosso al grado di primo caposquadra dal comando di zona e il 20 aprile 1943 assegnato al territorio dichiarato in stato di guerra .Il giorno 8 maggio 1943 viene trucidato dai tedeschi a  Celle di Bulgheria in provincia di Salerno  .Ucciso non per il colore della camicia nera, bianca, rossa ma  perché  soldato italiano .Da questa pur breve ma articolata e pragmatica presentazione si evince che Vincenzo Paladino, sarto e soldato, ha partecipato a due guerre a cavallo delle quali oltre alla sua professione di sarto ha svolto importanti compiti politico istituzionali e di ordine pubblico sempre con spirito di obbedienza servizio e lealtà.Era sostanzialmente un soldato nel senso lato .Fedele alle sue idee ligio ai compiti assegnatigli credeva fermamente  in quello che faceva e lo faceva sempre con grande impegno e serietà.Un uomo vero  che ha saputo conciliare il suo profilo di marito e padre con quello della sua professione e con quello di fedele servitore delle istituzioni come Soldato d’Italia .Sono stati  uomini come Vincenzo Paladino che con il loro impegno ,esempio e  sacrificio hanno costruito la Nazione Italiana .
Onore alla sua memoria .